Dal sito del Parco Nazionale dell’Asinara
Solo la storia più recente, documentata o trasmessa a voce, fa conoscere le vicissitudini umane ed ambientali di quest’isola e le sue storie, grandi e piccole. Della storia dell’ultimo secolo si hanno poche informazioni documentate, per la maggior parte filtrate dall’inaccessibilità carceraria. Più indietro nel tempo esistono documenti d’archivio e ricostruzioni di qualche studioso, ma non esiste una analisi storica completa delle vicende dell’isola. E’ per questo che la Soprintendenza Archeologica di Sassari ha in atto una campagna archeologica e storica che consentirà, per la prima volta, con documenti d’archivio e con ricerche sul campo terrestre e marino, di riscrivere la Storia di quest’isola del Mediterraneo.
L’alone di fascino e di mistero ha comunque sempre accompagnato l’Asinara lungo il trascorrere dei secoli; ed è proprio secondo la leggenda che nel 2280 a.C. Ercole accettò dai Sardi di diventare il loro Re e di dare nome alle località dedicate al suo culto. Così la piccola isola diventò Herculis Insula.
L’isola è sempre stata molto frequentata per la sua posizione baricentrica nel mare Mediterraneo; la conoscevano i fenici, nelle loro navigazioni commerciali, i greci, che la usavano come approdo lungo le rotte per la Provenza, e anche i romani, nelle loro sfortunate avventure marinaresche. Nel Medioevo vi giunsero per primi i monaci camaldolesi, che si dedicarono alle costruzioni religiose e anche alla coltivazione dei terreni. Nel frattempo, nelle riparate baie dell’isola avevano fissato la propria dimora temporanea pirati e corsari. Col tempo arrivarono sull’isola i pastori sardi e i pescatori liguri, che la colonizzarono sino alla fine del 1800. Però, i 500 abitanti che si erano faticosamente ambientati furono improvvisamente costretti a fare le valigie nel 1885, dalla legge firmata da Re Umberto che prevedeva l’esproprio dell’isola per la creazione di una colonia penale agricola e di una stazione sanitaria di quarantena. Durante la Prima guerra mondiale, l’isola fu utilizzata come campo di concentramento per migliaia di prigionieri serbi e austro-ungarici. Nei recenti anni ’80, la colonia penale fu trasformata in carcere di massima sicurezza e, dal 1997, in Parco Nazionale.
Le incursioni islamiche, barbariche e piratesche prima, il campo di concentramento, la stazione sanitaria e il carcere poi, hanno ostacolato per secoli i vari tentativi di valorizzazione e colonizzazione di quest’angolo di Sardegna e l’invasore di turno ha sempre cercato invano di sfruttarne le eccezionali caratteristiche di riparo e di approdo ma anche di isolamento dal mondo. Ora spetta al Parco l’importante compito di renderla disponibile a tutti e di proteggerla da eventuali nuove minacce.
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